“Il movimento è l’olio, il riposo la ruggine”
Mi piace molto questa frase per iniziare a parlare dell’importanza dell’esercizio fisico. Il corpo ha bisogno di muoversi, è un ecosistema in perfetto equilibrio che trae beneficio dal movimento e che risente di posizioni viziate e mantenute nel tempo quali la postura seduta durante il lavoro, la posizione in stazione eretta prolungata ed i movimenti ripetuti.
Le superfici delle articolazioni (ovvero i punti in cui la parte terminale di due ossa si congiungono) sono rivestite di cartilagine e con il movimento viene stimolata la produzione di liquido sinoviale che le lubrifica e nutre la cartilagine stessa, favorendo, così, lo scorrimento delle due superfici articolari. Dopo ore trascorse al lavoro, il corpo assume posizioni viziate e possono, quindi, manifestarsi rigidità articolari e dolori muscolari che col tempo possono diventare cronici.
Per questo motivo si è portati a muoversi sempre meno, la rigidità ed i dolori aumentano e si perde la confidenza con il movimento e l’esercizio fisico. Inoltre, quando si arriva a livelli di rigidità importanti, il “movimento” fa paura e alcune volte viene eseguito in modo scorretto e “viziato”. L’attività fisica riduce almeno del 20-30% il rischio di sviluppare patologie croniche e condizioni che conducono a morte prematura oltre che a dare benefici immediati come ridurre
lo stress, produrre endorfine (ormoni del benessere), migliorare la mobilità e rinforzare i muscoli.
Secondo uno studio condotto nel 2016, un’ora di attività fisica elimina gli effetti negativi di 8 ore di inattività [1]. Ecco perché è così importante fare esercizio. Ci sono tanti tipi di esercizi che si possono fare: la corsa, gli allenamenti funzionali e discipline di caratteristiche più posturali.
Quest’anno la fisioterapista ed insegnante Chiara Caprioli propone i corsi di “Training for flexibility” e Pilates, entrambi focalizzati al miglioramento della postura. Training for flexibility è un metodo che nasce dalla fusione di elementi di Pilates, Yoga e sbarra a terra, volto ad esplorare le potenzialità di ogni corpo in termini di flessibilità e forza. Attraverso esercizi mirati di miglioramento della mobilità articolare e di rinforzo, gli allievi, acquisiscono controllo posturale e maggior coscienza del proprio corpo, anche in posizioni avanzate quali le spaccate, gli archi di schiena e le basi dei verticalismi. Il corso è rivolto a chi vuole imparare a controllare il proprio corpo, a chi vuole mantenersi in forma, a chi vuole migliorare/imparare posizioni come le spaccate, i ponti e altre posture in cui è richiesta flessibilità.
L’insegnante Chiara Caprioli laureata in fisioterapia, diplomata in Training For Flexibility e istruttrice di Pilates, imposta gli esercizi nel rispetto dell’anatomia del corpo e del potenziale di ogni persona. Negli ultimi anni si parla molto del metodo Pilates, una disciplina che consente di sviluppare un corpo armonico, flessibile e forte, attraverso un apprendimento graduale di esercizi focalizzati sull’attivazione della “powerhouse” ovvero il complesso rappresentato dagli addominali,pavimento pelvico, diaframma e dorsali che, se ben attivato, diventa la base da cui partono i movimenti di braccia e gambe.
Per avere una buona postura, occorre un’ottima attivazione dei muscoli stabilizzatori dell’addome e del dorso in modo che si possano apprendere esercizi progressivi di coordinazione, controllo, mobilità e rinforzo di braccia e gambe. Il corso è rivolto a tutti coloro che vogliono tenersi in forma, migliorare la postura e atteggiamenti viziati che possono portare a mal di schiena (come scoliosi, iperlordosi, ipercifosi) e incrementare il benessere fisico e mentale.
Dottoressa Chiara Caprioli
Training for flexibility:
OPEN
Martedì dalle 12,30 alle 13,30
BASE
Martedì dalle 17,00 alle 18,00
Martedi dalle 19.15 alle 20,30
Bibliografia[1] (Ekeldun, Ulf, et al. “Does physical activity attenuate, or even eliminate, the detrimental association of
sitting time with mortality? A harmonased meta-analysis of data from more than 1 million men and
women” The Lancet 388.10051 (2016): 1302-1310)